Parole contro la guerra

di Ambra D. – classe 3ª E

 

– Riflessione sul testo “La Bambina di Hiroshima” di Nazim Hikmet –

La bambina di Hiroshima
Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette
perché i bambini morti non diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi anche il vento ha disperso la cenere.
Apritemi, vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso,
non chiedo neanche lo zucchero, io,
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.
Nazim Hikmet

Sono convinta che quella bambina, dai lucidi capelli e dagli occhi limpidi, sia ancora viva, che continua ad urlare e chiedere al mondo la stessa cosa. Di imparare dagli errori commessi in passato e di abbassare le armi. Magari in Ucraina c’è una bambina come lei che sta chiedendo a Putin di lasciarla giocare con lei assieme alla mamma, magari in Israele c’è un bambino che sta pregando i palestinesi di liberare il papà così che possano tornare  a giocare a pallone insieme.
Ci sono una marea di conflitti al mondo che continuano a privare i bambini del diritto all’infanzia e gli adulti del diritto alla vita. Tutto questo solo per dimostrare la “superiorità” di uno stato o di un paese o di una religione rispetto ad un’altra. Ma ad uccidere le persone che stanno affrontando tutto questo non sono le armi atomiche, bensì il silenzio.
Se guardiamo alla televisione il notiziario e si parla di cosa sta affrontando l’Ucraina ancora oggi ce ne infischiamo “perchè ormai sono passati due anni, è roba vecchia”; mentre se la Ferragni si lascia o Kate Middleton edita le sue foto ci scandalizziamo.
Piangiamo davanti a film tristi sulla guerra ma ci infastidiamo se, durante una trasmissione televisiva internazionale, si fanno riferimenti alla guerra.
“Ghali ha sbagliato a dire STOP AL GENOCIDIO sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo. Ha sbagliato ad utilizzare un palco così importante per ricordare le tragedie che continuano ad accadere oggi nel mondo”. Questi commenti e queste censure nascondono le urla di mamme che vedono i propri figli morire davanti ai loro occhi, bambini dal futuro cancellato dal suono di uno sparo o dal rumore di una bomba.
Lottiamo per il cessate al fuoco invece di dimenticarlo per John Travolta che balla il ballo del QuaQua; lottiamo per quelle persone la cui vita viene fatta a brandelli invece di metterle da parte per la rottura della Ferragni e di Fedez; lottiamo per i bambini a cui vengono privati i diritti invece di scordarceli per i litigi del Grande Fratello. Lottiamo contro il nostro stato che ha preferito astenersi alla votazione di “Cessate al Fuoco” nella guerra perchè il silenzio uccide più delle armi atomiche.